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Chrissy King è una scrittrice, speaker, ex istruttrice di fitness ed educatrice con l’obiettivo di creare un’industria del benessere diversificata e inclusiva. Laureata in giustizia sociale e sociologia alla Marquette University, Chrissy fonde la sua passione per la giustizia sociale con quella per il fitness, proponendo ai membri dell’industria del benessere di creare spazi che permettano agli individui di ogni provenienza di sentirsi considerati, accolti, affermati e valorizzati.
Il suo libro “Body Liberation Project” è un mix narrativo emozionante e innovativo di memorie, suggerimenti e attività, con messaggi precisi sulla giustizia sociale e razziale e su come il mondo abbia bisogno di andare oltre la Body Positivity per arrivare a qualcosa di ancora più eccitante e alla Body Liberation.
Quando Chrissy si è iscritta per la prima volta in palestra, aveva un solo obiettivo: “diventare magra“.
Nel perseguire questo obiettivo, è caduta nel ciclo fin troppo comune del “non abbastanza“; indipendentemente dai risultati ottenuti, c’era sempre qualcosa che sentiva di dover cambiare del suo corpo, del suo aspetto, di se stessa. Questo le ha fatto capire la verità più liberatoria: non era lei il problema. Il problema erano le industrie della dieta e del fitness radicate nella supremazia bianca; il problema erano gli standard di bellezza eurocentrici e accuratamente costruiti; il problema erano i messaggi che le dicevano che la sua felicità era direttamente legata al suo aspetto fisico.
Così ha creato un metodo attuabile per ridefinire il rapporto che abbiamo con il nostro corpo, raggiungendo così un senso di autostima completamente separato dall’aspetto fisico.
Il Body Liberation Project consiste nel trovare la vera libertà nel nostro corpo, scoprendo la forza e gli aspetti del fitness, del movimento e dell’alimentazione che funzionano per NOI.
Si tratta di capire che l’obiettivo non è guardare il nostro corpo e amare tutto ciò che vediamo; si tratta di capire che nella nostra essenza siamo molto di più del nostro corpo.
Ma si tratta anche di riconoscere le dure realtà che impediscono alle persone con corpi emarginati di poterlo fare. La società bombarda costantemente coloro che non rientrano negli standard di bellezza eurocentrici (pensiamo ai neri, ai grassi, ai trans, ecc.) con il messaggio che sono meno attraenti, e parte del viaggio verso la liberazione del corpo consiste nell’esaminare i propri privilegi, nel riconoscere il danno che si può causare agli altri e nel piangere le vecchie idee su come un corpo “dovrebbe” apparire.
Riconoscendo che nessuno di noi è libero finché non lo siamo tutti, Chrissy King condivide la saggezza, gli strumenti e l’ispirazione per motivare i lettori a trovare la liberazione del corpo e, cosa ancora più importante, a trasmetterla.
“La realtà è che il nostro corpo cambia continuamente e non rimarrà mai esattamente lo stesso. Se basiamo la nostra autostima su qualcosa di così mutevole come il nostro corpo, saremo per sempre sulle montagne russe emotive dell’ossessione e della vergogna del corpo. Siamo intrinsecamente degni perché esistiamo, non per il nostro aspetto. Sviluppare la capacità di accettare radicalmente il nostro corpo e di riconoscerne il valore indipendentemente dal suo aspetto è fondamentale se vogliamo sentirci a casa e in pace con noi stessi”.
QUI la trascrizione in italiano di una sua intervista
QUI una sua video intervista in inglese
QUI una serie di contenuti video in inglese
QUI il profilo Instagram di Chrissy
Aubrey Gordon è un’autrice, editorialista, podcaster, Fat Activist .
Scrive della sua vita di persona grassa, di accettazione del corpo, di pregiudizi contro le persone grasse e e il suo podcast, Maintenance Phase, si concentra particolarmente sulle false teorie scientifiche basate sulla salute e sul benessere.
La sua carriera di scrittrice ha inizio dopo una strano evento: dopo una discussione con un’ amica sulle differenze tra le relazioni delle persone magre e grasse con i propri corpi, Aubrey scrive una lettera all’amica per cercare di spiegarle meglio i suoi pensieri. Contemporaneamente condivide la lettera con un’altra amica per capire se la lettera potesse essere interpretata come priva di tatto.
La sua amica le chiede di pubblicarla online per condividerla con altre persone ma Aubrey è preoccupata per la sua reputazione professionale avendo da poco iniziato un nuovo lavoro.
Tuttavia, alla fine, condivide la lettera anonimamente con il nome di “Your Fat Friend“.
La lettera viene letta da più di 40.000 persone in una settimana e Aubrey decide di continuare a scrivere e pubblicare saggi sulla grassezza, e l’odio e la discriminazione verso le persone grasse..
I suoi lavori sono stati pubblicati su The New York Times, Vox, Literary Hub, SELF, Health, Glamour e altri.
Il suo primo libro, “What We Don’t Talk About When We Talk About Fat” [Quello che non si parla di quando parliamo di grasso] è stato pubblicato nel novembre 2020. Il suo secondo libro, “You Just Need to Lose Weight”: And 19 Other Myths About Fat People (Myths Made in America) [“Devi solo perdere peso” e 19 altri miti sulle persone grasse], è un bestseller del New York Times.
Putropppo, però, non ci sono traduzioni in italiano nè dei libri nè degli articoli.
Nel 2023 è uscito il film “Your fat Friend” tratto dal l’omonimo libro. L’acclamata regista Jeanie Finlay racconta l’ascesa di Aubrey .
Un film sulla grassezza, sulla famiglia, sulla complessità del cambiamento e sui sentimenti contrastanti che nutriamo nei confronti del nostro corpo.
QUI puoi trovare una recente intervista a “The Guardian” relativa al film
QUI il trailer del film
QUI puoi trovare uan serie di contributi video in inglese relativi al film
QUI puoi trovare una serie di contributi video di e su Aubrey in inglese
Sonya Renee Taylor è un’autrice bestseller del New York Times, attivista di fama mondiale e leader di pensiero in materia di giustizia razziale, liberazione del corpo e cambiamento trasformazionale, artista vincitrice di premi internazionali e fondatrice di The Body Is Not an Apology (TBINAA), una società globale di media digitali e formazione che esplora le intersezioni tra identità, cura e giustizia sociale attraverso il principio dell’amore radicale per se stessi. Nel suo libro omonimo, Il corpo non è una scusa: The Power of Radical Self-Love, Sonya espone la sua visione dell’amore radicale per se stessi, sostenendo che tutte le persone arrivano su questo pianeta in uno stato di amore per se stessi prima di interiorizzare i messaggi di vergogna e ingiustizia provenienti dai sistemi di oppressione. La guarigione, suggerisce Sonya, avviene attraverso la riconnessione con la nostra intrinseca capacità divina, trasformando il modo in cui viviamo e ci relazioniamo con i nostri corpi e con quelli degli altri. Sonya scrive: “L’uso del termine “radicale” eleva la realtà che la nostra società richiede una drastica riforma politica, economica e sociale nei modi in cui trattiamo i corpi e le differenze corporee“.
The Body is Not An Apology è nato da una conversazione tra due amiche. Natasha temeva di avere una gravidanza indesiderata e quando Sonya le ha chiesto perché avesse scelto di fare sesso non protetto con un partner occasionale, Natasha ha detto che la sua paralisi cerebrale rendeva difficile la sessualità e quindi non si sentiva in diritto di chiedere al suo partner sessuale di usare il preservativo. La risposta di Sonya non si è fatta attendere: “Il tuo corpo non è una scusa. Non lo usi per dire ‘scusa per la mia disabilità’“. Sonya e Natasha hanno creato quello che Sonya definisce un portale di trasformazione presentando tre elementi critici: onestà radicale, vulnerabilità radicale ed empatia radicale. È da questo potente atto che è nato Il corpo non è una scusa.
Le parole pronunciate da Sonya a Natasha continuavano a riecheggiare dentro Sonya, che sapeva che chiedevano di diventare qualcosa di più di una conversazione passeggera.
Nel luglio 2010 Sonya ha scritto la poesia The Body is Not An Apology (qui il testo in inglese. Non è stata tradotta in Italiano)
Il 9 febbraio 2011 Sonya ha condivide uno stato su Facebook e un selfie con un corsetto nero molto sexy. Le parole “il corpo non è una scusa” l’avevano chiamata a esaminare tutte le aree della sua vita in cui semplicemente non stava vivendo questa verità. Sonya aveva capito che il suo corpo grande, bruno e queer non era rappresentato nel mondo come degno di visibilità o di desiderio, eppure aveva scelto di pubblicare la foto in cui si sentiva l’incarnazione del desiderio e del potere. Questo atto tremendamente scioccante nasce dall’idea, straordinariamente semplice, che nessun essere umano dovrebbe vergognarsi di essere un corpo umano.
Meno di 24 ore dopo aver pubblicato quella foto, nasce un movimento. Persone di tutto il Paese iniziano a postare le loro foto e le loro storie. Le persone iniziarono a condividere foto di corpi forti e perfettamente imperfetti, modellati da differenze di età, razza, taglia, genere, disabilità, orientamento sessuale, religione, etnia, classe e altri attributi. Erano disposti a esistere senza vergogna solo per quel momento. Sonya si sente spinta a creare uno spazio in cui le persone possano esercitarsi a vivere senza scuse nel proprio corpo. Così nasce una pagina Facebook che porta il nome delle parole e della poesia che hanno creato un nuovo modo di essere per lei e per tante altre persone.
Da quella foto del profilo nel febbraio 2011, The Body Is Not An Apology è diventato un rifugio per milioni di persone che desiderano smantellare i sistemi di oppressione basati sul corpo, che recidono la nostra esperienza di amore radicale per se stessi, dentro di noi e nel mondo.
Nel 2014, The Body is Not An Apology abbandona Facebook come sede del proprio progetto sull’amore radicale per se stessi, che è cresciuto fino a includere un team di redattori di contenuti, una programmazione educativa, progetti di trasformazione personale e coaching e persino gruppi di sostegno in persona. TBINAA ha deciso di costruire la piattaforma di media digitali, educazione e creazione di comunità più completa al mondo, incentrata sull’amore radicale per se stessi come strumento fondamentale per la giustizia sociale. Con il sostegno di oltre 792 finanziatori da più di 30 Paesi, The Body is Not An Apology ha raccolto più di 40.000 dollari e ha collaborato con il sito web Everyday Feminisim per costruire la propria casa digitale www.TheBodyisNotAnApology.com. ( Attualmente non è on line)